La Fontanella Guest House

91533d85dab0ad57639313c186c097545f6bb9ae

Ambiente

La Tuscia si caratterizza per una notevole varietà di paesaggio che si modifica sensibilmente da una zona all'altra del territorio. La costa marina, si presenta al visitatore con un litorale sabbioso a ridosso del quale cresce la tipica vegetazione mediterranea con estese pinete e ciuffi perennemente verdastri di mirto, erica, cisto e ginestra. Dal mare, spingendosi verso l'interno, la Tuscia offre al turista un paesaggio più rigoglioso, passando dalle pianeggianti distese della Maremma alle colline dei due maggiori laghi: Bolsena con i monti Volsini e di Vico circondato dai monti Cimini, ad oltre 1000 mt. di altitudine. Continuando ad est del territorio, si scende tra dolci colline verso la valle del Tevere che a nord, in territorio bagnorese è caratterizzata dalla Valle dei Calanchi, mentre più a sud è costituita da suggestive forre e valloni tufacei

La zona della valle del fiume Treja è caratterizzata da tagliate nel tufo, dove tra loculi riaffiora il mondo criptico dell'antico popolo falisco. I corsi d'acqua, sono riusciti col tempo ad incidere nella roccia percorsi stretti ed incassati, tra cui quello del Treja, affluente del Tevere, che scorre tra pareti a picco e boscaglie intricate. In località Monte Gelato, presso un'antica mola, il Treja forma delle scenografiche cascate. La lussureggiante vegetazione che fa da corollario al Treja è costituita da pioppi, salici, ontani, noccioli, felci, equiseti, cerri, lecci, corbezzoli etc. Nella zona del Treja merita una visita il piccolo antico borgo di Calcata, di origine falisca e poi medievale che sorge su un alto sperone tufaceo. 

Vicino all'abitato di Monterosi, sulla via Cassia è possibile ammirare il piccolo specchio lacustre dell'omonimo laghetto di origine vulcanica che ha le rive rivestite di folta vegetazione palustre.

Il parco dell'Antichissima città di Sutri è un retaggio dell'attività del vulcano Sabatino. L'area si trova a ridosso della via Cassia ed è caratterizzata dalla zona archeologica con tombe rupestri ed il magnifico anfiteatro scavato nel tufo. La flora si compone di lecci e del parco di Villa Savorelli.

L'origine vulcanica della Tuscia, ha favorito nelle caldere dei crateri spenti, la formazione di splendidi laghi oasi naturali di rara bellezza.

Il lago di Vico è tra i più bei laghi vulcanici d'Italia. Narra la leggenda che la sua formazione sia dovuta alla clava di Ercole conficcata nel terreno. In realtà il lago occupa la conca craterica di un vulcano attivo a partire da un milione di anni fa. Al centro della conca sorge il Monte Venere, un piccolo cono vulcanico spento e sorto durante l'ultima fase eruttiva. Tutto il lago è circondato da splendidi boschi di faggio, cerri e castagni. E' possibile avvistare volpi, tassi, gatto selvatico, cinghiali e uccelli palustri tra cui lo svasso maggiore.

L'area dei Monti Cimini si eleva al centro del territorio del viterbese con la cima più alta di oltre mille metri di altitudine. La Faggeta ha una vegetazione composta soprattutto da secolari faggi e castagni, da ammirare l'enorme masso detto Menicante per la sua posizione di bilico precario.Tutto l'intero territorio dei monti Cimini è un'oasi di particolare bellezza che riserva suggestive vedute su tutta la Tuscia.

Nelle campagne tra Corchiano e Gallese sorge un'area naturalistica detta di Pian Sant'Angelo. Quest'area di 254 ettari si compone di vegetazione spontanea come lecci, oliveti, querce etc. ed include al suo interno tratti dell'antica via Amerina.    

Lungo il tracciato dell'antica via Clodia, a sud si incontra una zona naturalistica di particolare pregio detta il parco della Mola. Tale area si trova nelle campagne di Oriolo Romano ed è caratterizzata dal fiume Mignone che crea delle belle cascate, nei dintorni i ruderi di una mola del '500 che era alimentata dalla forza del fiume. Nella zona si trova una polla d'acqua sulfurea i cui fanghi vengono occasionalmente usati per maschere facciali o massaggi.

Sempre situata lungo la via Clodia, si incontra la stupenda area naturalistica del parco di Marturanum in territorio di Barbarano Romano. Il paesaggio è suggestivo, aspro ed incantevole allo stesso tempo. Il parco comprende un ampio tratto della profonda gola fluviale scavata dal torrente Biedano, e la zona archeologica di S. Giuliano con le forre tufacee solcate dal torrente Vesca. Tra la vegetazione di querce, salici, ontani e felci, si intravedono le magnifiche tombe rupestri etrusche immerse in un ambiente solitario e verdeggiante. Nelle passeggiate, la natura regala incontri con la salamandra dagli occhiali, istrice, il biancone, il nibbio reale e la presenza del lupo, da tempo reintrodotto nell'area. In un bassorilievo scavato sul tufo nella tomba del Cervo da oltre 2000 anni, vi è rappresentata una scena con un lupo che attacca un cervo.

Ancora più a nord proseguendo il tracciato della via Clodia, si trova l'area naturalistica di Tuscania che comprende oltre alla già nota cittadina della Tuscia, ben 1900 ettari di ambiente agreste. Ampi pianori, piccole rupi tufacee e valle del fiume Marta, sono gli elementi dominanti del paesaggio. Tra le specie delle fauna vi sono cinghiali, istrici, volpi e numerosi rapaci notturni.

La suggestiva riserva delle Saline di Tarquinia è una splendida area demaniale, sul litorale prospiciente l'antico porto etrusco di Gravisca. Cessata l'estrazione del sale dal 1997, nelle vasche trovano riparo cefali, spigole e anguille. Durante il periodo primaverile, le vasche assumono un colore giallo dovuto al proliferare dell'alga cladofora. Nell'area si può incontrare la testuggine oppure, quand'è stagione, la fioritura del giglio di mare e dell'asfodelo. Nidificano in quest'area, o più spesso, la frequentano durante le migrazioni: fenicotteri, sei specie diverse di gabbiani, aironi, piro - piro e ben 170 specie di uccelli.

L'oasi ed il parco naturalistico di Vulci costituisce un'estesa area di grande interesse naturalistico, agricolo, paesaggistico ed archeologico. L'intera zona è caratterizzata dall'attraversamento nel grande vallone del Fiora, il fiume sacro agli etruschi. Il parco comprende i ruderi della città etrusco - romana di Vulci, la necropoli, il castello dell'Abbadia e l'oasi con circa 200 ettari di macchia mediterranea. Stupenda e di grande interesse la gola del Fiora che si ammira dal ponte dell'Abbadia, il cui piano centrale è alto 28 m. dal pelo dell'acqua del sottostante fiume.

A nord di Vulci, si estende con i suoi oltre 2000 ettari la Selva del Lamone, un'area protetta di grande interesse naturalistico. Una fitta e solitaria distesa di querce su un territorio collinare di origine vulcanica che presenta resti di insediamenti preistorici, magnifiche radure che si colorano di fioriture primaverili, ed una fauna ben rappresentata, fanno del Lamone un territorio di grande bellezza. La flora più diffusa, è costituita da cerri, roverelle, lecci, faggi soprattutto lungo il torrente Verghene, e addirittura piccoli boschi di bagolaro. Nel sottobosco si alternano pungitopo e ciclamini, oppure nelle zone più umide edera, primule, scille e felci rare. La Selva offre un sicuro rifugio ad una fauna selvatica come tassi, cinghiali, volpi, istrici, ghiri, uccelli di rare specie ed il lupo. Il suolo della selva è costituito da un vero e proprio plateau lavico, generato dall'attività vulcanica dei Volsini tra 800.000 e 500.000 anni fa.

Il lago di Bolsena, è il lago vulcanico più grande d'Italia con circa 114 kmq ed acque limpide e pescose. I monti che lo hanno generato, i Volsini, sono delle dolci colline ammantate da vigneti e oliveti. Le sue acque invadono la bocca di un cratere sprofondato dai colli Volsini da dove emergono due crateri che sono le isole Martana e Bisentina. L'emissario del lago è il fiume Marta.

L'area naturalistica di Monte Rufeno, comprende una delle più ampie foreste demaniali del Lazio, estesa per intero all'interno del territorio comunale di Acquapendente, tra la valle del Tevere e quella del Paglia. Un manto lussureggiante che spicca nelle campagne circostanti, per il resto connotate dai paesaggi umbri e toscani che la lambiscono gran parte del suo perimetro. Il Rufeno più che un monte è un ampia distesa di colline con la più alta di 734 metri, al cui interno si incontrano numerosi sentieri naturalistici, piccole pievi campestri e antichi casali, alcuni dei quali ospitano i visitatori. La fauna è varia e ricca di: cinghiali, scoiattoli, istrici, nibbi, picchi, gufi e qualche capriolo. Tra i soli vertebrati si contano oltre 11 specie di anfibi e altrettante di rettili, 67 di uccelli nidificanti e 33 di mammiferi. I boschi sono costituiti da cerri, carpini, aceri, roverelle, frassini e roveri, non mancano poi castagni ed oliveti. Gigli, narcisi, anemoni, giaggioli, crespoline sono alcune delle 1012 specie di piante superiori censite nel territorio. Ai segreti delle piante, alla loro ecologia ed evoluzione, è dedicato un Museo Naturalistico del Fiore, situato nel casale Giardino, poco distante dal borgo di Torre Alfina, completato anche da un laboratorio scientifico - didattico, una ludoteca ed un laboratorio dei Pugnaloni e alcuni sentieri natura.

Un'altra zona di particolare valore naturalistico è la Valle dei Calanchi a confine tra Lazio ed Umbria nel territorio di Bagnoregio. L'area include al centro la splendida Civita di Bagnoregio che si eleva su un alto sperone tufaceo. La zona presenta al visitatore un percorso che parte dalla grotta di S. Bonaventura, per oltrepassare Civita ed entrare al centro del sistema dei calanchi, ossia delle creste argillose di colore bianco erose dagli agenti atmosferici. Nel panorama, si ammira una lama di argilla che svetta nel cielo chiamata il "Duomo di Milano" per la sua particolare conformazione. La vegetazione in quest'area è quasi completamente assente per riprendere vigore in territorio del fosso del rio del Cireneo.

Infine una particolare attenzione merita l'area naturalistica di Monte Casoli di Bomarzo con bel 175 ettari e la Selva di Malano, che include i territori di Vitorchiano e Soriano nel Cimino. La zona è di rara bellezza ed è composta da cerri, querce, aceri etc. Al suo interno, tra forre scavate dai corsi d'acqua, si trovano zone archeologiche di grande interesse, pievi romaniche ed il castello e borgo di Chia.

 

 

TERME:

la Tuscia è ricca di sorgenti termali e minerali di diversa natura.Alcune delle acque minerali che sgorgano nel territorio viterbese hanno raggiunto una certa notorietà a livello nazionale come l'Acqua di Nepi della antiche Terme dei Gracchi. Tale acqua, ottima consumata a tavola, scaturisce a circa 17° C, ed è mediominerale e di sapore gradevole.

Importante è pure la sorgente Acqua Fonte S. Rocco di Caprinica, famosa per le sue proprietà oligominerali la cui temperatura mentre sgorga è di 15°C e apprezzata già nel XVI sec. da Annibal Caro.

Le acque termominerali di Musignano a circa 3 km. da Canino, si trovano vicino ad un laghetto artificiale formato dal torrente Timone. Le terme di origine romana, risalgono forse alla fine del I sec. d.C. Oggi l'intera zona ridotta a pochi ruderi detti "le Centocamere", anticamente era un grande complesso termale che secondo alcuni archeologi, conteneva sino a 600 persone, chiamato "Apollinari" di cui parla Tibullo in una elegia. Sempre nella zona, alla confluenza del Timone col fiume Fiora, si trova una grotta detta "Infernaccio" erosa dall'acqua che crea frastuoni spaventosi e creatrice di fantasiose sculture e oscuri meandri nella roccia.

Il complesso termale delle "Le Capannelle", oggi terme Vagno o terme di Orte, si trova nel territorio ortano. Le acque sulfuree naturali sgorgano a circa 30° C e convogliate in due gradi piscine circondate da un ambiente di rara bellezza.

Le Terme di Viterbo costituiscono una grande attrattiva per tutto il Lazio. Usate già dagli etruschi, furono i romani a creare una serie di grandi complessi termali che ne includevano circa una cinquantina, compresi tra le zone del Bulicame e il Bagnaccio. Le terme erano costituite di tutti i comfort con marmi preziosi, mosaici statue e colonne per le coperture. Con Papa Niccolò V, sofferente di podagra decise di curarla ai bagni viterbesi che ripresero importanza. Successivamente anche Pio II curò lì la stessa malattia. I primi del '500 videro la stagione aurea delle terme viterbesi, elette dalla mondanità del tempo come luogo di cura e vacanza. Lo stesso Michelangelo, memore forse delle rime che alle terme aveva riservato Dante nella "Commedia", e probabilmente alleviato dai fastidi del suo "mal di pietra", ne scrisse mirabilia. Dopo un lungo declino, ai primi del '900 le terme di Viterbo ripresero importanza ed oggi costituisco un grande centro di benessere rinomato a livello nazionale. Gli impianti sono operativi tutto l'anno applicando terapie con fanghi, bagni, aerosol, irrigazioni, inalazioni etc. Stupendo è il Bulicame una sorta di cratere di acqua sulfurea ribollente a più di 60°C.

Da ricordare anche la località dell'Acqua Rossa, nei pressi del capoluogo e non lontano dall'omonima zona archeologica, con caratteristiche ferruginose che tendono a colorare di rossastro la zona della sorgente.       Le terme di Ramici si trovano vicino alle rive del fiume Tevere percorrendo la Strada Provinciale 87 Km 4,800 presso il territorio del comune di Lugnano in Teverina. Si tratta di acque sulfuree-salse solfato alcalino-terrose. Il luogo è raggiungibile in macchina percorrendo la strada provinciale che collega Attigliano ad Alviano Scalo presso la località Acquasanta. La sorgente, dove l'acqua sgorga da una fontana a 15° gradi impregnando l'aria dell'odore di zolfo e di un fascino e suggestione bucolica.

L’acqua si riversa in una grande vasca che a sua volta alimenta un’altra grande piscina ed un percorso “vascolare” di circa 45 metri sino a giungere ad una piccola piscina per bimbi. Le piscine permettono l'immersione per godere dei benefici dell'acqua. In prossimità delle piscine si trova un’area relax dotata di lettini e vele parasole, dove gli utenti possono prendere il sole e godersi il panorama circostante. In prossimità dell’area termale, una serie di passerelle in legno con staccionate delimitano l’inizio di un percorso naturalistico basato sulla caratteristica vegetazione locale inserita in una delle più belle valli del Tevere, tra le sponde del fiume e con alle spalle i caratteristici calanchi argillosi e le rovine del castello di Ramici. La struttura termale è completata da un'area parcheggi ed una per la sosta di cavalli collegata ad un itinerario per il trekking e servizi igienici.

 

Le acque termali e minerali hanno il riconoscimento di numerose proprietà. Molte malattie croniche delle articolazioni, delle ossa e dei muscoli trovano in queste acque un efficace strumento terapeutico. Le proprietà anti-infiammatorie delle acque di Ramici sono state documentate da vari studi. Grazie a queste proprietà i bagni con le acque sono estremamente efficaci per diverse patologie della pelle quali eczemi, dermatiti oppure malattie reumatiche. Sono documentate proprietà terapeutiche anche per malattie infiammatorie dell'apparato genitale femminile o patologie venose degli arti inferiori. Non va dimenticata inoltre l’azione depurativa che possono esercitare sull'apparato digerente, sul fegato e sulle vie biliari se bevute. Possiamo affermare che queste acque rappresentino un validissimo strumento di prevenzione e di terapia, capaci di aumentare lo stato di benessere generale.